Il ministro dell’Economia ha chiuso la kermesse di Cernobbio. Nel suo intervento ha parlato di legge di bilancio, tassa sugli extraprofitti, Superbonus, ma anche di Ue e Ucraina
di Mario Tosetti
E’ il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, a chiudere la tre giorni del Forum Ambrosetti, la ormai tradizionale kermesse che si svolge i primi di settembre a Cernobbio. Tra i temi affrontati anzitutto la legge di bilancio, uno dei dossier più scottanti sul tavolo del governo ed in particolare del Mef.
La legge di bilancio colpirà le rendite per premiare chi lavora e aiutare chi fa figli. E tornerà a mettere nel mirino il Superbonus che con i suoi costi impazziti “ingessa il bilancio pubblico lasciando margini ridotti agli altri interventi e ha provocato un pernicioso effetto spiazzamento sugli investimenti pubblici anche del Pnrr”. Giorgetti si è soffermato sul Superbonus 110% attaccando la misura. “A pensare al Superbonus mi viene mal di pancia, ha effetti negativi sui conti pubblici, ingessa la politica economica, non lasciando margine ad altri interventi”, ha detto il ministro dell’Economia.
Se oggi l’esecutivo si ritrova con poche risorse a disposizione per poter attuare il proprio programma, d’altra parte, la responsabilità principale secondo Giorgetti è piuttosto chiara: “A proposito di Superbonus e dei 100 miliardi, questo governo ne ha pagati 20 e altri 80 sono da pagare, ma tutti hanno mangiato e poi si sono alzati dal tavolo”.
Giorgetti, dopo aver usato toni aggressivi nei confronti delle politiche del passato ha tirato fuori i denti anche per difendere le scelte più controverse del governo. In primis la tassa sugli extraprofitti delle banche, criticata da più parti e che lo stesso Giorgetti aveva omesso di commentare in occasione della sua istituzione. “Può darsi che l’imposta sia stata considerata inopportuna e sicuramente c’è stato un difetto di comunicazione ma non accetto che sia definita una tassa ingiusta. Lo Stato ha dato molto alle banche, coprendo con le sue garanzie rischi che sono propri del mondo del credito, e può quindi anche chiedere”, ha detto il ministro.
Nessuna novità invece sulle previsioni di crescita per l’economia italiana nel 2023. Il ministro leghista conferma la previsione fatta prima dell’estate – 1% di crescita del Pil – ma lancia anche un avvertimento: “Inevitabili variabili esterne stanno radicalmente mutando il quadro e di questo bisogna prenderne atto anche a livello europeo”. Il riferimento è certamente alla trattativa in atto per riscrivere il Patto di Stabilità. Perché, rimarca il titolare del Mef, “siamo tutti uniti nel sostegno all’Ucraina, ma se per continuare su questa strada fossimo costretti a ridurre le pensioni degli italiani la cosa sarebbe un po’ più difficile da spiegare”. Allo stesso modo, “se ci si chiede una certa politica di transizione energetica non si può trattare questa spesa come le uscite per gli stipendi pubblici”.
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