Il leader di Hamas a proposito dell’accordo ha ribadito che qualsiasi risposta del gruppo si baserà essenzialmente sulle necessità primarie di “mettere fine all’attacco brutale su Gaza, insieme al completo ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia”
di Corinna Pindaro
Sembra prospettarsi un piccolo spiraglio di speranza per la conclusione di un accordo di tregua tra Israele e le forze islamiste che guidano la Striscia di Gaza. Tale possibilità è per ora rimasta relegata alle sole dichiarazioni pubbliche, ma la mattina di oggi ha portato con sé una novità.
Attraverso Telegram il leader di Hamas, Ismail Haniyeh, ha rivelato di aver ottenuto la proposta di trattativa prodotta dai mediatori del negoziato che si è svolto nelle ore precedenti a Parigi, con rappresentanti di Qatar, Usa, Egitto. Haniyeh ha dichiarato che il gruppo prenderà in considerazione la proposta prima di formulare la risposta appropriata. Il leader, ospitato da molti anni in Qatar, ha comunque messo in luce il punto di vista di Hamas.
Haniyeh ha infatti ribadito che qualsiasi risposta del gruppo si baserà essenzialmente sulle necessità primarie di “mettere fine all’attacco brutale su Gaza, insieme al completo ritiro delle forze di occupazione dalla Striscia”. Il leader di Hamas, tuttavia, non ha escluso la possibilità di “discutere qualsiasi iniziativa o idea seria e pratica, purché conduca a una totale interruzione dell’aggressione e garantire il processo di accoglienza per il nostro popolo”.
In posizione analoga è la Jihad islamica, il cui segretario generale, Ziad Nakhaleh, ha dichiarato oggi che “non sarà negoziato alcun accordo relativo agli ostaggi israeliani senza un completo cessate il fuoco e un ritiro delle forze israeliane da Gaza”.
Il Presidente israeliano, Benjamin Netanyahu, invece ha evidenziato la sua resistenza all’idea di liberare “migliaia di terroristi”, riferendosi ai prigionieri palestinesi che l’Israele dovrebbe liberare nel quadro di un accordo per il rilascio graduale degli ostaggi nelle mani di Hamas e Jihad Islamica. Durante un periodo di tregua di una settimana a novembre, il rapporto ostaggi-prigionieri liberati è stato di 1:3, e si stima che circa 130 rapiti siano ancora a Gaza.
Netanyahu ha anche affermato che, contrariamente alle richieste delle milizie islamiche, l’IDF “non si ritirerà dalla Striscia di Gaza”, sottolineando che quello attuale “non è un altro round o un’altra operazione”, ma si tratta dell’azione definitiva, che ha l’obiettivo di ottenere una “completa vittoria”. Queste affermazioni si aggiungono alle dichiarazioni precedenti del ministro della Difesa Yoav Gallant, che ha spiegato che, una volta terminata la guerra, Israele “manterrà il controllo militare” su Gaza, pur non assumendo il controllo civile.
Intanto in una successiva dichiarazione ufficiale, comunque Hanyeh ha riferito di aver “ricevuto un invito per una visita al Cairo per discutere la bozza dell’accordo uscita dalla riunione di Parigi e i requisiti per la sua applicazione sulla base – ha ribadito – di una visione che riesca a realizzare gli interessi nazionali dei nostri popoli nel prossimo futuro”. Da giorni Hamas insiste per un cessate il fuoco duraturo e si dice contrario a una tregue temporanee. Intanto, Haaretz riferisce che che il segretario di stato Usa Antony Blinken arriverà in Israele per una visita di due giorni sabato prossimo. Si tratta della sesta visita dall’inizio del conflitto.
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