Il destino del partito e delle aziende di famiglia sono al centro di mille interrogativi. Antonio Tajani e Marina Berlusconi sembrano essere i soli in grado di garantire continuità. Ma ora è il tempo dell’addio ad un leader che ha scritto la storia contemporanea non solo dell’Italia
di Guido Talarico
Nel vuoto incolmabile lasciato da un leader impareggiabile, a 24 ore dalla morte e ad altrettante dai funerali di stato in programma nel Duomo della sua Milano, la domanda che circola nelle stanze che contano come nei bar della Brianza è la medesima: Forza Italia può sopravvivere senza Silvio Berlusconi? I personaggi chiave per dare risposta a questa amletica questione sono due: Antonio Tajani e Marina Berlusconi, i più titolati per dare un futuro al partito fondato dal Cavaliere.
Il Ministro degli Esteri che si trova a Washington e deve piangere la morte di “un fratello maggiore”, dice di non avere dubbi: “Il partito non può scomparire”. Non si sofferma neanche un istante sulla questione della successione. Non è il momento. Ma è lui ad essere considerato da tutti il leader più titolato e qualificato per garantire un futuro a Forza Italia.
Prima di tornare dagli Stati Uniti per partecipare ai funerali del Patriarca, Tajani lascia comunque intendere di essere pronto a prendere il testimone. Lo si capisce quando ricorda il suo ruolo di co-fondatore del partito e aggiunge: “Il progetto di Berlusconi va oltre la sua vita terrena, è un progetto che lavoreremo per realizzare”. Insomma, Tajani sa che tocca a lui e appare ben determinato a fare la sua parte.
Ma non sarà una strada facile, questo è certo. Il futuro è un’incognita in un partito politico che negli ultimi mesi è stato scosso da una rivoluzione interna (che ha allontanato dal cerchio magico una big come Licia Ronzulli) e che, molto probabilmente, era pronto ad affrontarne un’altra. Non più di otto giorni fa Berlusconi aveva diffuso una nota ufficiale per annunciare un imminente “restyling” di Forza Italia. Con un elenco informale già in circolazione nei circoli parlamentari. Un elenco con tre nomi, per altrettante aree geografiche del Paese: Alessandro Sorte e Tullio Ferrante, due fedelissimi di Marta Fascina per la gestione del partito al Nord e al Sud, Alessandro Battilocchio (uomo di Tajani) per il Centro.
Pare ci fosse anche un punto interrogativo sul ruolo di capogruppo al Senato della stessa Ronzulli. Un riassetto che avrebbe dovuto prendere forma dopo un pranzo ad Arcore saltato proprio a causa dell’improvviso ricovero di Berlusconi. In realtà, sembrava che la manovra dovesse subire un rallentamento, proprio grazie alla mediazione di Tajani che, nell’ultimo mese, ha incontrato più volte Ronzulli e Alessandro Cattaneo (l’altro grande escluso di marzo) e ha cercato di frenare Marta Fascina, invitandola a essere più conciliante.
Ma ieri, poche ore dopo l’annuncio della morte di Berlusconi, una convocazione improvvisa del comitato di presidenza da parte dell’anziano tesoriere Alfredo Messina ha seminato il panico: nell’ordine del giorno della riunione di oggi, oltre all’approvazione del rendiconto (atto previsto dalla legge), c’erano anche le “decisioni riguardanti i commissariamenti”. Argomento poi cancellato dall’ordine del giorno.
Ma è un segnale, per l’opposizione interna, che la corte di Arcore stava per scatenare una nuova battaglia. Certamente, la morte del padre di Forza Italia mette in pausa le ostilità. Ma ora sarà compito di Tajani cercare di tenere unito il partito. E allo stesso tempo mantenere la leadership, contenendo le tensioni interne che, dall’area parlamentare, si estendono a alcuni governatori. Una impresa, come non certo facile.
Poi c’è il tema della famiglia. Anche qui le cose non sono semplicissime anche per antiche asperità tra alcuni dei membri. Marina Berlusconi e Veronica Lario non si sono mai amate, per ragioni evidenti e per differenze caratteriali altrettanto chiare. Sarà difficile dunque che ora si mettano d’accordo su una prospettiva comune.
Poi ci sono gli altri figli a cominciare da Piersilvio, anche lui di primo letto come Marina, e i tre di Veronica, Barbara, Eleonora e Luigi. A questi vanno aggiunti il fratello Paolo, che pure avrà una sua voce in capitolo, e Marta Fascina che ora è chiamata a giocare la partita della vita.
Nel complesso rimane un nucleo che ha un forte senso della famiglia e che in momenti difficili ha saputo stare insieme (vedi la vicenda Bolloré) onorando il desiderio del padre di tenere tutto e tutti insieme. Partiranno da qui, proveranno a restare uniti e a trovare una posizione comune anche su Forza Italia. Sicuramente è da anni che da soli e tra di loro riflettono e discutono sul che fare il giorno dopo l’addio al padre. Ci avranno pensato mille volte e altrettante ancora. Ma, come spesso accade, al momento del fare le cose prendono pieghe inimmaginabili figlie di sentimenti alcuni noti altri sconosciuti, frutto di ragionamenti alcuni nobili altri meno.
Vedremo a breve cosa accadrà. Ora è il momento delle lacrime, dell’affetto, degli elogi. E’ la magia dei funerali. Nel Duomo della sua Milano si celebrerà il culminante di una vita straordinaria e per questo irripetibile. Una cerimonia d’addio grandiosa per un leader di dimensioni globali che riceverà l’abbraccio sincero del suo popolo, dei suoi amici, dei suoi tifosi. Poi da giovedì si riprenderà a discutere del futuro di Forza Italia, di Mediaset e di Mondadori. Show must go on. Lui lo sapeva fin troppo bene.
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